Siamo fiori.
Ora che gli alberi secolari sono stati fatti a pezzi
vediamo di nuovo i raggi del sole.
I taglialegna sono passati e ci hanno piantato,
hanno piantato i nostri semi scongelati.
Nasciamo sulle radici di chi ci ha preceduto
ma di radici ne abbiamo di nostre,
più sottili e delicate, vulnerabili anche al lieve vento.
Siamo i fratelli dell'erba ma non abbiamo la sua forza,
né siamo ancora così tanti.
Le sue radici sono forti, ben difese e custodite dalla terra
Noi della terra non ci siamo mai fidati troppo,
perché sotto è buio
com'era buio sotto gli alberi secolari.
Ora invece il sole ci riscalda, non abbiamo più freddo.
Le nuvole sono nuvole e passano,
il buon ritmo non è garantito
ma noi confidiamo nel tempo.
Questo forse è avere speranza.
Vorrei vivere in una tribù, una tribù di animali selvaggi.
La notte dormiremmo tutti vicini, a terra, per tenerci caldi,
o su qualche albero per tenerci al sicuro.
Di giorno ci sveglieremmo e cercheremmo i frutti più buoni,
arrampicandoci sui rami più alti.
Prima di dormire cattureremmo le stelle negli occhi, perché ci sia luce nei nostri sogni.
Impareremmo la mappa del cielo e la via del bosco e il fiume ci insegnerebbe come scorre il mondo. Ameremmo la vita e abbracceremmo la quiete della morte.
Parleremmo poco e canteremmo molto.
Suoneremmo sempre, balleremmo con il fuoco e le scintille si unirebbero a noi.
Berremmo la linfa del mondo e festeggeremmo per quello che non abbiamo.